Napoli/Maxi sequestro patrimoniale per un importo di circa 200 milioni di euro ad un gruppo imprenditoriale operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti

2017-02-14_140507La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un sequestro patrimoniale per un valore di circa 200 milioni di euro nei confronti di un gruppo imprenditoriale operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Si tratta di fabbricati, terreni, autoveicoli e rapporti bancari che costituiscono il frutto e il reimpiego di tutta una serie di condotte delittuose connesse, tra l’altro, al reato di disastro ambientale. Il sequestro è preventivo e di iniziativa (et non un decreto emesso dal gip, come erroneamente scritto in precedenza, ndr.) e riguarda beni intestati ai fratelli Giovanni, Salvatore e Cuono Pellino, cui fanno capo diverse società del settore rifiuti e del noleggio aeronavale, nonchè di loro familiari cui nel tempo sono stati ceduti quote societarie e beni. I tre fratelli, imprenditori di Acerra, sono stati condannati in Appello dalla IV sezione penale di Napoli per disastro ambientale e altri reati (mentre l’accusa di associazione a delinquere e l’aggravante di aver favorito il clan Buttone sono cadute anche per prescrizione) nel procedimento scaturito dall’indagine ‘Carosello-Ultimo atto’ che nel 2003 ha svelato come rifiuti industriali del Nord contenenti cadmio, olii minerali, zinco, diossine, amianto, provenienti da industrie del Nord Italia, ma anche i fanghi di Porto Marghera, siano stati venduti come compost con l’artificio del ‘giro bolla’ che li classificava come ‘non pericolosi’, e sversati nelle campagne dell’agro nolano e casertano o depositati in cave tra Acerra, Giugliano, Qualiano e l’area flegrea di Bacoli. Oltre 200 i terreni cui sono stati posti i sigilli. Il processo è pendente in Cassazione. Sotto sequestro 250 fabbricati, 68 terreni, 50 tra veicoli e mezzi industriali, tre aeromobili e 49 rapporti bancari tra Roma, Bolzano, Salerno, Latina e Cosenza. Il provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Napoli prende le mosse, appunto, dall’operazione ‘Carosello-ultimo atto’ che riguarda reati commessi tra il 1997-2005 per illecito smaltimento di rifiuti anche pericolosi. La sentenza di Appello è arrivata in gennaio 2015 e a filo di prescrizione per diversi capi di imputazione e reati, quali ad asempio quello di associazioen a delinquere, caduto tra primo e secondo grado di giudizio. Il gruppo Pellini, dunque, dicono i processi, si è sviluppato proprio attraverso la gestione illecita di rifiuti e in pochi mesi nei loro impianti sono stati in gestiti illecitamente un milione di tonnellate di rifiuti speciali provenienti dal Nord Italia, smaltiti illecitamente per abbattere i costi del servizio, con un guadagno per i Pellini di diversi milioni di euro. I rifiuti, che venivano declassificati con il sistema del ‘giro bolla’ erano poi smaltiti irregolarmente nel bacino dei Regi Lagni, o vendendoli come è compost, oppure tombandoli in terreni a destinazione agricola e in cave adibite illegalmente a discarica. Da qui la contestazione di reato di disastro ambientale, confermata dalla sentenza di Appello. L’analisi dei documenti acquisiti dalla Sezione misure di prevenzione mostra tra l’altro l’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti per circa 6 milioni di euro. La gestione illecita di rifiuti fatta dal gruppo Pellini è stata il motore per ulteriori operazioni economiche e ha determinato la creazione e l’immissione di ingenti capitali in circuiti economico-finanziari. Tra i beni sottoposti a sequestro spiccano tutto il compendio aziendale della Pellini srl e della ATR srl, due società immobiliari e una di noleggio costruzioni, e la Eliservice srl che noleggia mezzi di trasporto aereo ed è proprietaria tra l’altro di 3 elicotteri, nonchè le quote di partecipazione a ditte che operano nel settore della ristorazione e della distribuzione carburanti. (Fonte napoli.repubblica.it)

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