Black Rain alla vaticana. Il libro del vescovo Dziwisz smentisce se stesso e i “corvi” contro Pietro Orlandi

di Alessandro Ambrosini

La sera dell’11 Aprile, quando Pietro Orlandi arrivò negli studi di La7, per partecipare alla trasmissione Di Martedì, non pensava che da lì a poche ore si sarebbero riversate sulla sua persona e sui suoi commenti una “pioggia sporca” di parole e giudizi. Ottimista e fiducioso, era appena uscito dopo otto ore di testimonianza davanti al promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi. Un momento che aspettava da quarant’anni. Anni in cui, il silenzio sulla sparizione di sua sorella Emanuela, da parte della Santa Sede, è stato fragoroso. Per molti, disturbante.

Davanti a Giovanni Floris, il conduttore, Pietro Orlandi ha raccontato per sommi capi ciò che era avvenuto durante questo lungo incontro. Con la semplicità e la chiarezza che lo contraddistingue. Una semplicità che è stata strumentalizzata per attaccarlo ferocemente nei giorni successivi. Infatti, poche ore dopo, un “tribunale mediatico” ha iniziato a battere la grancassa dell’indignazione, dando in pasto all’opinione pubblica una strumentale interpretazione di questa frase: «Woityla ogni tanto usciva di sera e andava in giro con due suoi amici polacchi. Secondo qualcuno non andava certo a benedire delle case».

Se la macchina dell’informazione è stata la prima ad accendere i motori e partire, non si può dire lo stesso del Vaticano. E’ stato il segretario personale di Giovanni Paolo II, l’arcivescovo emerito di Cracovia Stanislaw Dziwisz, a rilasciare una nota molto dura così riassunta: «Accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali. Avventatissime e ignobili. Tali suddette insinuazioni  si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana,  a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità. Un crimine gigantesco infatti è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, ma criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale. Va da sé – continua – che il dolore incomprimibile di una famiglia che da quaranta anni non ha notizie su una propria figlia meriti tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza. In quanto segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela».

Tutto prevedibile, tutto molto ascrivibile alla normalità. Se le frasi di Pietro Orlandi fossero state legate alla diffusione dell’audio pubblicato su Notte Criminale il 9 dicembre del 2022. Tutto comprensibile, se l’interpretazione delle frasi di Orlandi fossero state quelle date da un filone mediatico che cerca la verità senza volere trovarla. E che si “nutre” della vicenda di Emanuela Orlandi da decenni. Ma così non è stato.

L’arcivescovo emerito Dziwisz, nella sua nota, fa un piccolo errore di valutazione e una dimenticanza che diventa autogol. Perché la storia può essere dimenticata, ma non può essere cancellata. Soprattutto quando è vergata nero su bianco dall’arcivescovo stesso. Non è, infatti, un mistero che Papa Giovanni Paolo II uscisse dalle mura vaticane per cercare un po’ di normalità rispetto al suo ruolo sacro. Ed è molto comprensibile, molto umano. Lo aveva scritto anche Andrea Purgatori nelle colonne del Corriere della Sera, nel 1981. E l’ha scritto lo stesso arcivescovo polacco nel 2008, in un libro pubblicato da Bur: Una vita con Karol, conversazione con Gianfranco Svidercoschi (come si può leggere dalle pagine che pubblichiamo). La valutazione errata del vescovo polacco è nell’accostare le parole di Pietro all’audio di Marcello Neroni.

Nessuno, e sfido a provarlo, ha mai dato un giudizio certo e incontrovertibile che le accuse a Woityla, mosse da Neroni, fossero una verità appurata e storica. Tutti, il sottoscritto per primo, hanno usato parole precise nel trattare la valenza di quest’audio. Che ha avuto, a prescindere dal suo effettivo valore, il merito di accelerare sia l’inchiesta Vaticana che la commissione d’inchiesta parlamentare. Una bagatella che ha fatto dimenticare il senso di questa inchiesta-odissea, il rapimento di Emanuela Orlandi e il dolore di una famiglia.

La “pioggia sporca” che ha colpito Pietro Orlandi, e non parlo dell’ovvia difesa del Vaticano e di Papa Francesco, è stata una delle tante pagine vergognose che hanno segnato il mondo della stampa in questi decenni. Che non si sono fermate a “interpretare” ciò che ha detto Pietro Orlandi a La7. Sono proseguite oltre ogni ragionevole dubbio con l’avvocato Laura Sgrò, nei giorni successivi. Una sorta di tranello in cui la legale non è caduta, ribattendo colpo su colpo.

Sono schegge, rispetto a una storia colossale. Che rappresentano alla perfezione “il potere”. Che non è più diviso in blocchi, come lo era ai tempi del rapimento di Emanuela, ma è trasversale, scomposto e facilmente riconoscibile. Oggi, sappiamo come “gioca”.

2 pensieri su “Black Rain alla vaticana. Il libro del vescovo Dziwisz smentisce se stesso e i “corvi” contro Pietro Orlandi

  1. Dico solo che ho sentito i commenti su Pietro inenarrabili Vergognosi insulti da chi dovrebbe cercare la Verità su Emanuela come fa da 40 anni Pietro e la sua Famiglia!Anche Casini ga detto la sua,Vergogna!!!Sempre e comunque con Pietro x la Verità su Emanuela!!!

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  2. Il caso di Enanuela Orlandi mi ha fatto aprire gli occhi. Ero cieco e ora vedo chiaramente nella nebbia secolare della Chiesa Cattolica Ronana di cui sono credente.
    Possibile che il Vaticano agisca in questo modo? Pedofilia vergognosa. Scandali finanziari dello IOR.
    Papi, Cardinali , Vescovi e sotto prelati intenti a pensare solo al potere, ai soldi, al sesso…tra di loro, con le ragazzine…con le suore….e che caz…
    Questa piccola ragazzina di 15 anni…nel suo sacrificio farà in modo che le vecchie e stantie mura del Vaticano finalmente crolleranno sotto il peso delle loro malefatte. Seguo il caso di Emanuela da 40 anni, e non trovo più le parole per gridare il mio sdegno nei confronti dello stato italiano, e soprattutto nei confronti del Vaticano.
    Emanuela sarai sempre nei nostri ricordi. Non ti dimenticheremo mai.

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