Alla trattoria veneta oggi si serve la camorra. Cinquanta arresti per un piatto servito freddo

di Alessandro Ambrosini

Il Veneto ammalato di criminalità è un grande menù che ogni giorno vede piatti diversi che vengono cucinati dalle forze dell’ordine. Se la settimana scorsa gli chef sono stati i carabinieri con i sette arresti per ‘ndrangheta, oggi le “pietanze” sono napoletane. E sono a dosi massicce. Cinquanta arresti, di cui tre ai domiciliari e il resto in carcere.  Dosi cucinate a dovere dal Gico della Guardia di finanza di Trieste e dalla squadra mobile veneziana, in collaborazione con i colleghi di Casal di Principe, regno del clan dei casalesi. Trecento gli uomini messi in campo per questa operazione che han visto le 1100 pagine dell’ordinanza del procuratore Roberto Terzo essere messe in atto dal gip Marta Paccagnella.

A finire in manette il dominus casalese in Veneto, Luciano Donadio di 53 anni e suo figlio Adriano titolare di un punto scommesse Snai, sequestrato. Una particolarità che non stupisce. E’ infatti abbastanza noto che la camorra abbia uno dei suoi punti forti proprio il mondo delle scommesse e dei giochi in genere. Sequestrati anche dieci milioni di euro, probabilmente frutto di attività malavitose di vario genere.

mirco mestreA fare rumore però è l’arresto del sindaco di Eraclea, Mirco Mestre. In quota a una lista civica, “Eraclea si cambia”. Indagato anche il suo vice Graziano Teso. Le accuse in questo caso sono riferite a un possibile voto di scambio gestito direttamente da elementi della camorra e che avrebbero portato l’elezione a sindaco dell’avvocato di Eraclea. Reato che rappresenta un vero marchio di fabbrica per gli uomini di Casal di Principe che nel loro territorio, per anni, hanno posizionato i loro uomini all’interno di amministrazioni di vario colore.

Una ragnatela di rapporti quella messa in atto dagli uomini di Donadio. Una ragnatela capace di arrivare a infiltrarsi in ambiti che riguardano l’edilizia a San Donà di Piave, Bibione e Caorle. Rapporti resi anche più solidi dalla disponibilità dei camorristi di operare nel recupero crediti tramite estorsione. Con intimidazioni e violenze. Tutte richieste da imprenditori e cittadini veneti che, consapevolmente, hanno chiesto l’intervento dei camorristi. Noncuranti di ciò che significasse. Finalmente, a finire tra gli ingredienti di questa “portata”, son finiti anche commercialisti e professionisti. Il tempo dei colletti bianchi immuni alla galera è finito. Buon pranzo a tutti, anche se è un pranzo raffreddatosi dopo anni di inchiesta. 1996.

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