di Monica Andolfatto per il Gazzettino  

Oggi (il 4 novembre per chi legge), il suo difensore depositerà la richiesta al Riesame per l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare che lo ha fatto finire in cella lo scorso 18 ottobre con l’accusa di maltrattamenti alla compagna. Per l’avvocato Luca Broli è l’ultima data utile per giocare anche questa carta dopo che il gip ha respinto l’istanza di scarcerazione, ritenendolo ancora pericoloso. Stiamo parlando di Felice Maniero, 65 anni, ex boss della Mala del Brenta, ritornato alla ribalta delle cronache per le violenze, denunciate d’ufficio, sulla convivente Marta Bisello, 47 anni, con cui abitava a Brescia fino al momento dell’arresto, insieme alla loro figlia 19enne, studentessa universitaria. La donna, la cui famiglia è originaria di Piazzola sul Brenta nel padovano, ora è al sicuro in una struttura protetta. Maniero, inizialmente recluso nel carcere di Bergamo, alcuni giorni fa è stato trasferito in quello di Voghera in provincia di Pavia. Forse per motivi di sicurezza, forse per non farlo stare troppo in contatto con gli stessi detenuti. Se per la giustizia lui è un “collaboratore”, occorre sempre ricordare che nel codice della galera resta un “infame”, uno che ha tradito i suoi complici per un cospicuo sconto di pena.

La difesa

bianca
Felice Maniero oggi

Maniero si è difeso dicendo che Marta ha ingigantito tutto, che non si è spinto oltre il fatto di alzare la voce e litigare come fanno tutte le coppie insieme da oltre vent’anni. Ben diverso il racconto di lei alla polizia che descriverebbe un clima di terrore e continue vessazioni da almeno tre anni. Da quando cioè la trasmissione Report lo avrebbe rovinato – questa è la versione di Maniero – svelando nuovamente la sua nuova identità e facendo così fallire l’azienda specializzata nell’installazione di impianti per la depurazione delle acque e gettandolo sul lastrico. E infatti è il denaro, o meglio, la mancanza di denaro che avrebbe ritirato fuori l’indole aggressiva e feroce di Faccia d’Angelo. Ma alzi la mano chi crede che l’uomo che ha confessato almeno sette omicidi, senza il benché minimo ravvedimento, possa smettere i panni e l’essenza del criminale incallito schermandosi dietro la maschera del padre affranto e preoccupato. E cosa dovrebbero dire i genitori dei tanti figli morti o rovinati a seguito dello spaccio di droga della banda di Felix?

L’inferno

Marta Bisello
Marta Bisello 1994

Tre anni di inferno. E i conti tornano. E’ il 2016 quando Maniero matura la vendetta in famiglia, decidendo di denunciare l’ex cognato Riccardo Di Cicco e la sorella Noretta, detta Loretta o Lory, insieme al broker fiorentino Michele Brotini, rei di essersi intascati i soldi che lui aveva a loro affidato per la sua vita da persona libera. Maniero non può più contare sugli introiti dell’impresa e i parenti non sono pronti a rispondere alle sue continue e pressanti pretese di contanti. Prendono tempo e lui allora si convince che lo vogliono fregare. Perde la testa, va in Procura a Venezia e svuota il sacco, fuor di metafora, raccontando per la prima volta dov’è il tesoro, o per lo meno gran parte, accumulato in 15 anni di rapine, narcotraffici, furti, delitti. Sempre e solo mosso da un mero interesse personale. Di Cicco è stato condannato a 4 anni, Brotini a otto : l’imputazione è di riciclaggio. Maniero nel frattempo rilascia interviste a giornali e tv, spavaldo e spocchioso e su Youtube si improvvisa guru ambientalista contro l’inquinamento da microplastiche. E fra le mura di casa è sempre più aggressivo, prepotente, collerico.

La telefonata

2011-10-01_181303 1
Lucia Carrain (madre di Maniero) a destra

Emblematica l’intercettazione, datata 8 aprile 2016, fra le due figure femminili più importanti per Maniero, la madre Lucia Carrain, classe 1930, e Marta Bisello. Le due si sentono spesso, parlano in dialetto e la nuora si rivolge alla suocera dandole del lei. Lo fanno quando Marta è a casa da sola o è a spasso con il cane, cioè quando Maniero non può sentire.

La conversazione si colloca fra la denuncia – già presentata a marzo ai pm veneziani Paola Tonini e Giovanni Zorzi – e l’arresto del cognato Di Cicco e del suo broker Brotini che avverrà nel gennaio 2017. Lucia è tornata in Villa Paradiso a Santa Croce sull’Arno (Pisa),  dove vive con la figlia Loretta e i nipoti, dopo alcune settimane trascorse nella casa di Maniero a Brescia. E’ andata a prenderla Loretta e questo ha fatto infuriare Maniero. Marta è già stata interrogata. Lucia teme di esserlo. Nessuna delle due condivide la scelta di Maniero fatta all’insaputa di tutti. Anche della stessa Marta.

Lucia: Tasi, ogni volta che sento una macchina che vien vanti me batte el cuore perché digo: mamma mia, adesso i xè qua

Marta: ma infatti, go dito “speta che provo a sentire iore se xè…” va beh che me o gavaria dito

Lucia: Eh madonna!

Marta: non so, perché quei là…mi so andà ancora…sarà venti giorni fa

Lucia: ma dove sito andà ti? Dove sito andà Marta?

Marta: eh…su una città qua vissin

Lucia: ah, va ben, va ben, dai

Marta: comunque, si, qua…A cento chilometri

Lucia: ah, beh, e eo, (Maniero) come xeo eo?

Marta: eo? Ah, uguae, sempre! El ga dei giorni tristi, cioè, dei giorni ugai a sempre

Lucia: ma xeo ancora cattivo compagno oppure…?

Marta: no, proprio cussì no, un po’ meio, si, dei giorni…Dei giorni…Ma no come quei giorni là,no

Lucia: Mamma mia signore! Che razza de giornate

Marta: mamma mia! Ma no se rende….Eo no se rende miga conto eh!

Lucia: no no, o so, o so cara

Marta: no, no se rende conto perché semo andà l’altro giorno dal psichiatra, per fare a visita perché voeva vevedere se ghe cambiava qualche pastiglia

Lucia: si si!

Marta: e ora…Ma si qua non ghe ga dato tanta retta, se vede che gaveca altra gente, cussì, ghe ga cambià una pastiglia e basta, e ora e fa “com’è signora?” mi no go possuo dire niente, go dito: si si, bene, voevo dirghe…Te savessi…Perché davanti a eo cossa ghe digo?

Lucia: no, eh!

Marta: el me varda co una faccia…

Lucia: mamma mia!

Marta: dopo, quando che semo andà fora, go dito: beh, te me pare un po’ più tranquillo “eh! Perché si voialtre che me fe incazzare!”

Lucia: eh, soite paroe, dai

Marta: si, noialtre

Lucia:chi che no ghe ga colpa xè sempre in mezzo, ecco (…) quei dì che so sta là, varda, go dito, mamma mia, no vedo ora scampare

Marta: io so, xe…xe..un incubo vivere qua!

Lucia: appunto che te digo!

Marta: perché te ghe sempre paura de sbagliare, te ghe sempre paura de dire una paroea che non va ben, te ghe sempre paura che questo vegna casa coea luna per traverso

Lucia: sempre un’ansia, ecco

Marta: sempre! Ansia, uguale, come prima eh, no xè che sia cambià tanto e robe. E po’ se no te fe queo che dixe eo…Eh come feto?

Lucia: no, no vien ancora più bestia cara! Se rabia ancora de più!

 

Marta quindi racconta della visita di Alessandro, il figlio che Maniga dito, ga fatto una roba del genere?ero ha avuto con sua sorella Rossella, morta nel 1989 cadendo dalle scale di casa.

Marta: ga dito: ma sito…Ma veramente, ga dito, ga fatto una roba del genere? Go fatto:si “ah” el ga dito, “oltre che ga già assassinà tutti” ga dito “ma non se ga miga reso conto che gà assassinà so sorea, so nevodi, so mamma, tutti?!”

Lucia: tutti, Marta, niente, una roba granda varda

Marta:varda, l’è rimasto, ga dito”varda Marta no go più paroe” ga dito, “non so gnanca cossa dirte, non vedo ora andare via” eo, ga dito

Lucia: mamma mia signore

Marta: proprio…

Lucia: ghe credo, si, fantoin varda, cori

Marta: no, perché non esiste una roba del genere,dai!

Lucia: no,no se poe, xè massa granda Marta, massa

Marta: massa!

Lucia: massa rugi, robe, in intrecciamento che no te si bona andare fora per niente, e cussì

(pubblicato il 4 novembre 2019)

Lascia un commento