Napoli/ ‘Ndrangheta e Camorra insieme per riciclare denaro tramite prodotti petroliferi. Sequestrato un miliardo di euro e oltre settanta arresti

Una convergenza di mafie e colletti bianchi per realizzare una frode fiscale nel settore degli oli minerali, utilizzato anche per ripulire denaro guadagnato con traffici illeciti. E’ questo il cuore dell’operazione Petrolmafiespa che si basa su indagini delle direzioni distrettuali antimafia di Napoli Roma Reggio Calabria e Catanzaro, sotto il coordinamento di quella nazionale e della Direzione anti-terrorismo italiana e di Eurojust che ha fatto emergere una convergenza di strutture e pianificazioni di clan.

Centrale il clan napoletano dei Moccia e sul versante della ‘ndrangheta la collaborazione con le ‘ndrine dei Piromalli, dei Cataldo, degli Abate, dei Pelle e degli Italiano nel Reggino; dei Bonavota di Sant’Onofrio; degli Anello di Filadelfia e di Piscopisani a Catanzaro. In totale le misure cautelari personali eseguite sono 71, cinquantasei sulla base di un’ordinanza e quindici i fermi di om. Il totale dei beni sequestrati ammonta a 946.500.000 euro. A Napoli sono state eseguite 10 misure cautelari, sei arresti in carcere, quattro con il beneficio dei domiciliari e sequestrati beni per 4,5 milioni di euro; a Roma eseguite 23 misure cautelari, 10 in carcere e 13 e ai domiciliari e sequestri per 200 milioni di euro; a Catanzaro fermo di pm per 15 indagati e sequestro di 142 milioni di euro; a Reggio Calabria, infine, 19 persone in carcere quattro ai domiciliari e sequestro beni per 600 milioni di euro. 

L’inchiesta “romana”

L’indagine romana ha portato a 23 misure cautelari personali e ha permesso di quantificare il profitto illecito conseguito dalle attività criminali in 180 milioni di euro. A spiegarlo il procuratore di Roma Michele Prestipino nel corso della videoconferenza con i procuratori di Napoli, Giovanni Melillo, di Catanzaro Nicola Gratteri, di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri . La parte romana dell’indagine “ha riguardato, ed e’ molto intrecciata con le attività della procura di Napoli, l’attività di un gruppo imprenditoriale importante, radicato da anni su Roma e che storicamente – ha spiegato Prestipino – ha fatto pesare la propria presenza, in regime spesso di monopolio, sul settore della commercializzazione dei prodotti petroliferi. Seguendo negli anni questo gruppo imprenditoriale e’ emersa la presenza, nemmeno cosi’ occulta, in una situazione di finanziamento e copertura, di personaggi legati a gruppi di camorra”. Il procuratore capo di Roma ha poi ringraziato le forze dell’ordine e i colleghi delle altre procure per “un’indagine che ha messo insieme le intelligenze investigative dei quattro uffici perché – ha sottolineato – questo imponeva lo scenario criminale”.

Anna Bettozzi

C’è anche Anna Bettozzi, vedova del petroliere Sergio Di Cesare fra le persone arrestate nell’operazione . Nell’ambito dell’operazione coordinata dalle Dda di Roma, Napoli, Catanzaro e Reggio Calabria sono stati sequestrati gli impianti della società petrolifera della famiglia Bettozzi, Max Petroli, ora Made Petrol Italia Srl. Le indagini in particolare si sono concentrate sui legami fra il clan camorristico Moccia e la Max Petroli Srl. La Bettozzi, secondo le accuse, trovandosi a gestire una società in grave crisi finanziaria, era riuscita a ottenere forti iniezioni di liquidità da parte di vari clan di camorra, tra cui quelli dei Moccia e dei Casalesi, che le avevano consentito di risollevare le sorti dell’impresa, aumentando in modo esponenziale il volume d’affari, passato da 9 milioni di euro a 370 milioni di euro in tre anni, come ricostruito dal III Gruppo Tutela Entrate della Gdf di Roma su delega della Dda capitolina. La Bettozzi, avrebbe sfruttato non solo il riciclaggio di denaro della camorra, ma anche i classici sistemi di frode nel settore degli oli minerali, attraverso la costituzione di 20 società ”cartiere” per effettuare compravendite puramente cartolari in modo tale eludere con la Made Petrol le pretese erariali, potendo così rifornire i network delle cosiddette ‘pompe bianche’ a prezzi ancor più concorrenziali.

I sequestri all’estero

I sequestri “con particolare riferimento alla Grecia, alla Romania, alla Bulgaria e a Malta per dei complessi aziendali li’ allocati o qui in Italia per un controvalore di oltre 300 mln di euro”. Lo spiega il generale Alessandro Barbera, che guida il Servizio centrale investigazione sulla criminalita’ organizzata (Scico) della Guardia di finanza. “Stiamo procedendo al sequestro di 65 compendi aziendali per un controvalore di oltre 150 mln di euro – aggiunge – e’ anche in atto un sequestro preventivo di urgenza per sproporzione riguardo a beni riconducibili all’organizzazione criminale per un controvalore di oltre 170 mln di euro. La nostra attivita’ e’ stata denominata Andrea Doria, perche’ in una conversazione intercettata ambientalmente, un indagato riferisce al suo interlocutore di essersi interfacciato con il boss della ‘ndrangheta Gioacchino Piromalli, per una serie di difficolta’ nel fornire dei prodotti petroliferi a una determinata cadenza temporale. Gioacchino Piromalli gli risponde: ‘ricordati che l’Andrea Doria non affonda mai. E noi siamo l’Andrea Doria e non affondiamo mai’. Ma ora abbiamo rintuzzato Piromalli, perche’ evidentemente un affondamento c’e’ stato grazie a questa incisiva attivita’ investigativa”. 

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