Felice Maniero: le sue “verità” e il tesoro nascosto (un breve ripasso)

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di Alessandro Ambrosini per Vicenza Today 10 Aprile 2018


Il vero boss della Mala del Brenta è stato “vestito di oblio” negli ultimi 20 anni. Un silenzio che è stato rotto, periodicamente, solo fargli raccontare le sue verità sul passato e sul presente da uomo libero. Sabato un convegno a Bassano


Oggi, se tu fermi un ragazzo di 20 anni e chiedi chi è Felice Maniero, nel migliore dei casi, sentirai risponderti che è quel bandito interpretato da Elio Germano in una fiction vista su Sky. Una distorsione, una mancanza di reale informazione che racconta l’oblio di cui, il vero boss di quella che fu la Mala del Brenta, è stato “vestito” negli ultimi 20 anni. Un silenzio che è stato rotto, periodicamente, solo fargli raccontare le sue verità sul passato e sul presente da uomo libero. Felix o Felicetto, come veniva chiamato, ha fatto tutto ciò che un malavitoso possa pensare di mettere in pratica per gestire una holding del crimine che, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’90, annoverava  un piccolo esercito di circa 400 persone. Non una “paranza” o una “batteria” ma una struttura criminale che ha dominato incontrastata il nord-est per arrivare fino a Brescia e a Modena.
Rapine, rapimenti, traffico di stupefacenti, gioco d’azzardo e usura le sue “specialità” condite da una serie di omicidi che, per sua stessa ammissione, sono stati regolamenti di conti interni alla banda per ribadire  il suo potere.

Da bandito di forme di formaggio a mafioso

Un salto notevole per chi è vissuto nell’entroterra veneto, famoso per il detto “pianti fagioli e crescono criminali”. Scese a patti con la mafia siciliana tramite un boss di primo livello come Gaetano Fidanzati, un connubio che determinò, successivamente, la condanna per associazione mafiosa agli imputati del maxi processo “Rialto”. Una determinazione che rese la Mala del Brenta sullo stesso livello di organizzazioni criminali come mafia, camorra, ‘ndrangheta, diventando un caso unico a livello nazionale. 

Le sue imprese più famose

Di lui si ricordano, solitamente, le grandi rapine all’Aeroporto di Venezia (cinque miliardi tra oro e preziosi), all’Hotel Des Bains di Venezia (due miliardi e mezzo tra contanti e preziosi), al Casinò del Lido di Venezia (altri due miliardi e mezzo) o le grandi e misteriose fughe da Fossombrone e Padova. Ma è il traffico di stupefacenti che lo ha reso ricco e potente (si è calcolato che guadagnasse tre miliardi all’anno solo con la droga, ma potrebbero essere di più). Centinaia di chili di eroina hanno inondato il Nord Italia per anni. Un flusso di stupefacenti che passava per l’ Austria ma anche per la Croazia dove Maniero aveva tessuto ottimi rapporti con il figlio dell’allora Presidente Tudjiman. 

Il declino

Ma il potere criminale non è quasi mai eterno e dopo i momenti esaltanti arrivò il declino inesorabile. E con il declino, il tradimento nei confronti dei suoi ex sodali e la relativa collaborazione con lo Stato. Un capitolo che portò alla sbarra centinaia di persone e che rimase ammantato da una nebbia di mistero che ancora oggi persiste. Una nebbia che continua ad esistere attorno alla vita dell’ex boss. Un po’ per difenderlo da eventuali vendette e un po’ per motivi al momento sconosciuti.

Dal 23 agosto 2010 Felice Maniero è un uomo libero, un cittadino comune che però tanto comune non è, visto il rumore che ogni sua intervista produce e visto che ogni sua “mossa” riscrive la sua storia. Indicativa è la sua autodenuncia per accusare il cognato e la sorella di non aver restituito parte di quel “tesoretto” ( valutato sui 300 miliardi di lire) frutto dei suoi crimini. Un “tesoretto” che non venne mai trovato ma che lui, da collaboratore, riuscì a nascondere allo Stato.

 

 

 

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