Esclusiva/ L’ultimo caffè di Diabolik
di Beatrice Nencha Rieditiamo questo articolo scritto anni fa perchè era stata cancellata l’indicizzazione su Google. Essendo un pezzo di … Continua a leggere Esclusiva/ L’ultimo caffè di Diabolik
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di Beatrice Nencha
Il futuro che Salvatore Buzzi immaginava per sé, e per il suo impero della cooperazione, non era (o non solo) nella gestione del verde pubblico e nell’accoglienza degli immigrati. Settori dove pure era entrato in modo concorrenziale, riuscendo a competere a livello nazionale forte anche del suo ruolo all’interno del CnS (Consorzio Nazionale Servizi, cooperativa di secondo grado a cui fanno capo oltre 200 imprese su tutto il territorio, ndr). La sua ambizione, a detta di una fonte a lui vicina che Nottecriminale ha avuto modo di intervistare sotto garanzia dell’anonimato, sarebbe stata ancora più elevata: diventare, o meglio rimpiazzare, il “re” dei rifiuti di Roma: Manlio Cerroni. Continua a leggere “Mafia Capitale/ gli affari di Buzzi: “Il futuro che sognava? Rimpiazzare Cerroni””
di Beatrice Nencha
Quando alle 15.50 di giovedì scorso le agenzie iniziano a battere freneticamente le prime richieste della Procura della Repubblica nei confronti dei 46 imputati del processo Mafia capitale, l’aula bunker di Rebibbia è già piombata in un silenzio spettrale, come mai finora in questi lunghi 16 mesi di udienze celebrate a tambur battente grazie soprattutto alla fermezza (e stoicità) della presidente della X sezione del tribunale di Roma, Rosanna Ianniello. Nessun mormorio, nessuna imprecazione o improvvisa reazione emotiva, almeno apparentemente, trapela nei visi degli imputati, tesi da inizio giornata, o in quelli dei loro avvocati. Molti dei quali, già dall’esordio dei controesami di Salvarore Buzzi e di Massimo Carminati, avevano fiutato la malaparata e avevano deposto i sorrisi smaglianti sfoggiati nei primi mesi di udienze. Continua a leggere “Mafia Capitale, lo sfogo di un imputato: “Accusati di mafiosità da quello Stato che da giovani volevamo sovvertire””
di Beatrice Nencha
“Speriamo che il 2013 sia un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale” . Difficile dimenticare l’”sms della vergogna”, partito il 1 gennaio 2013 dal cellulare di Salvatore Buzzi, quale auspicio di buon anno nuovo indirizzato a molteplici destinatari, anche tra funzionati apicali delle istituzioni. In mattinata è arrivata da parte della Procura – che a fine requisitoria ha avanzato la richiesta di 515 anni complessivi di reclusione per i 46 imputati del processo Mafia capitale – una metafora altrettanto calzante per definire le “plurime azioni criminose collettive” messe in atto dal presunto sodalizio capeggiato per gli inquirenti da Massimo Carminati e dal ras delle cooperative rosse. Coalizzatisi per piegare ai loro interessi, tra cui il lucroso business dell’emergenza profughi e della gestione dei centri di accoglienza per rifugiati, l’imparzialità di dirigenti e pubblici funzionari. Continua a leggere “Mafia Capitale, la Procura chiede 515 anni di carcere per i 46 imputati: “Buzzi e Carminati hanno lasciato nella P.A. la loro impronta digitale””
di Beatrice Nencha
Nel mezzo ci sono 46 imputati, ma fuori dall’Aula bunker di Rebibbia si affrontano ancora – come sempre – loro due soltanto. Due “residuati bellici” degli anni 70, per usare un’espressione cara al lessico “di strada” a cui ci ha abituati, nei due giorni di esame richiesti dalla sua difesa, Massimo Carminati. Ancora una volta, in scena finisce uno spezzone, forse l’ultimo, dello stesso drama. E questa volta non è Romanzo Criminale, “una macchietta in cui mi hanno trasformato”. Stavolta sono, soltanto più invecchiati, proprio loro: Il Nero contro Il Freddo. A oltre 25 da quell’operazione Colosseo che nel 93 disarticolò la Banda e la mise gli uni contro gli altri, armati. Maurizio Abbatino e Massimo Carminati rappresentano ancora oggi, seppur in modo opposto per le opposte strade intraprese – quella della collaborazione il primo, del fiero mutismo l’altro (“non parlerò se non di chi mi ha tirato in ballo in questo processo”) – i due destini e i due volti più noti di quel periodo. Quei cupi e insanguinati Anni di Piombo, di cui il secondo va ancora oggi fiero (“non rimpiango nulla di quello che è stato”) ricordando i propri trascorsi di giovane “fascista degli anni 70”. Continua a leggere “Mafia Capitale, “Il Nero” vs “Il Freddo”. Quando Carminati disse: “La Banda della Magliana è una cosa giornalistica””
La 180esima udienza del processo Mafia capitale inizia con un incidente tecnico. Un guasto all’audio del servizio di videoconferenza predisposto dal carcere di Parma per l’esame di Massimo Carminati, che davanti alla folta platea del bunker di Rebibbia avvisa: “Se queste sono le condizioni in cui mi devo difendere, non parlo proprio. E’ la prima volta che lo faccio, e solo perché mi hanno pressato i miei legali”. Continua a leggere “Mafia Capitale/ Carminati. “Noi fascisti degli anni 70 più onesti di questi politici””
Era l’11 Settembre del 2014, quando in una panchina a Trastevere scrissi questo articolo per Fanpage, per poi riprenderlo su Notte Criminale. Articolo che divenne una premonizione visto che quasi tre mesi dopo, una telefonata di Francesco Piccinini, direttore di Fanpage, mi avvertì dell’arresto di Massimo Carminati.
Un pezzo premonitore al punto che oggi, durante la deposizione del boss romano, lo stesso lo ha citato aggiungendo che durante la notte legge quello che scrivo. Mi fa piacere, un lettore attento in più. Quello che è da sottolineare in modo netto è il come “non” è nato questo articolo, la storia di una visione che ai miei occhi non poteva essere che quella. Nessuna velina o soffiata, nessuna mezza parola scivolata da qualcuno dei Ros. Solo onestà intellettuale, conoscenza della strada e un minimo di analisi. E’ comunque una storia che racconteremo in questi giorni perchè non tutto è come sembra su questa inchiesta epocale. E forse molte cose sono ancora da scrivere. Continua a leggere “Mafia Capitale/ Carminati racconta che la notte legge “Notte Criminale” e l’articolo sulla “tempesta perfetta” entra nella storia del processo”
Alla fine del suo fluviale esame, Salvatore Buzzi si congeda (temporaneamente) dall’aula bunker di Rebibbia – dove è collegato in video conferenza dal carcere di Tolmezzo – scomodando addirittura Carl Marx e Deng Xiaoping. L’occasione gliela fornisce l’avvocato Pasquale Bartolo, difensore di Franco Panzironi, accusato da Buzzi di essersi intascato, all’insaputa di Alemanno, ben 875mila euro in cambio dello sblocco di crediti vantati dalla sua cooperativa e dell’aggiudicazione di varie gare bandite sotto la giunta Alemanno dalla municipalizzata dei rifiuti. Continua a leggere “Mafia Capitale, il “compagno” Buzzi cita Deng Xiaoping: “Macché camerata! Se hai fame, non ti chiedi se il gatto è bianco o nero: acchiappi il sorcio e basta””
di Beatrice Nencha
Nella terza giornata di udienza dedicata alla difesa di Salvatore Buzzi, a sorpresa va in onda lo show. Il patron della 29 Giugno, poco prima della pausa pranzo, lancia il suo anatema contro tutti i politici, “gentaccia che nemmeno, tolto Grillo, vuole pagare le sale convegni per le proprie campagne elettorali. Orfini fa gli eventi alla Città dell’Altraeconomia, uno spazio che ho creato io” . Bersaglio della sua arringa sono in particolare due volti simbolo di quel centro sinistra cresciuto a braccetto con il mondo cooperativo: Luigi Nieri, ex assessore al Bilancio e vice di Ignazio Marino, e Daniele Ozzimo, assessore alle Politiche abitative del Pd sempre in prima linea nelle battaglie contro Alemanno indette dalle coop. Continua a leggere “Mafia capitale, l’anatema di Buzzi contro Pd e Legacoop: “Li aspetto tutti al varco. Col placet di Poletti dovevo acquistare 14 appartamenti della coop in fallimento..””
di Beatrice Nencha
A detta di chi è riuscito, per mera coincidenza, a incontrarlo di recente, avrebbe scelto di restare “sottotraccia”. Sebbene sia incazzato “col mondo intero”: magistratura, stampa, e ogni altra forma di potere che a lui si è interessato: “M’hanno distrutto, m’hanno reso la vita impossibile” si sarebbe sfogato con l’amico, incontrato di passaggio. Fatto sta che l’ex influente e iperattivo consigliere comunale Marco Visconti, già candidato senza successo (ma raccogliendo ben 8.145 preferenze) alle elezioni regionali del 2013, sembra sparito dalla faccia della Terra (romana). Continua a leggere “Mafia Capitale e il silenzio di Visconti. “E’ il convitato di pietra del processo””
di Beatrice Nencha
Ci sono solo due momenti in cui la voce di Alessandra Garrone, compagna e poi consorte di Salvatore Buzzi da cui ha avuto una figlia di sette anni, si spezza: quando racconta di un viaggio aziendale fatto negli Stati Uniti “per riappacificarsi”; e quando rievoca, sempre davanti al tribunale nell’aula bunker di Rebibbia, una cena di fine agosto a cui partecipò, insieme a Buzzi e Carlo Maria Guarany, in cui Antonio Passerelli (amministratore unico di Ecoflora srl e membro del cda di Ama dal 2006 al 2008, ndr) “ci disse che Panzironi, per farci vincere la gara dei servizi cimiteriali del Verano, pretendeva 100mila euro”. Somma che il ras delle cooperative sociali si rifiutò di pagare, rispondendo con estrema naturalezza davanti ai commensali: “Noi siamo la 29 Giugno e queste cose non le facciamo”. Continua a leggere “Mafia capitale, parla la compagna di Buzzi: “Il Pci mi insegnò il rigore morale. Salvatore non si sentì di denunciare..””
Sono molto diverse le versioni rese (a distanza di un anno e mezzo) da Roberto Lacopo, tra gli imputati accusati dalla Procura di Roma di essere partecipe dell’associazione mafiosa capeggiata da Buzzi e Carminati. Basta confrontare il verbale redatto dopo la deposizione resa il 4 aprile 2015 davanti al pubblico ministero Luca Tescaroli, chiamato appositamente nel carcere di Teramo dall’imputato per rendere spontanee dichiarazioni; l’ultima versione, sempre in forma di dichiarazioni spontanee, è quella fornita questa mattina, sempre davanti allo stesso pm, stavolta nell’aula bunker di Rebibbia. Non più da solo ma davanti al tribunale presieduto dal giudice Rosanna Ianniello e agli imputati, inclusi i suoi presunti “sodali”, Riccardo Brugia, Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, collegati in videoconferenza dalle rispettive carceri. Continua a leggere “Mafia capitale, Lacopo depone (ma cambia versione). Il benzinaio di Corso Francia: “C’è chi si è seduto in quest’aula e ha mentito””
– Partiamo da un processo che non la coinvolge direttamente ma che continua a far discutere: Mafia Capitale. Le ultime testimonianze di alcuni militari del Ros, chiamati dalle difese di Buzzi e Carminati, hanno escluso pratiche mafiose nel settore della pubblica amministrazione. Che idea si è fatto dai giornali e per la sua lunga esperienza di processi alla criminalità organizzata?
“Chi ha fatto l’imputazione, a mio avviso non è stato lungimirante. Però io parlo sulla base dell’esperienza, che è la somma delle fregature prese. Ed io restai fregato con la Banda della Magliana, dove secondo me i criteri del 416 bis s’erano tutti realizzati: il sangue per le strade, la violenza, l’estromissione dal territorio di altre organizzazioni, insomma c’erano tutti i parametri. Il primo morto ammazzato aveva denunciato un’estorsione. C’erano stati i morti per sgomberare il territorio: da una parte Franchino er criminale, cioè Franco Nicolini, dall’altra i Pellegrinetti che vennero cacciati dopo uno scontro al Pincio. C’era il clan rivale dei Proietti, che determinarono una sorta di faida finché non furono eliminati. E il recupero di tutti i riciclatori, sul presupposto che non valeva la pena ammazzarli perché, se erano stati utili agli altri, potevano essere utili anche a loro. Ci fu la lotta interna e questo momento primigenio, l’omicidio Carrozzi (Sergio Carrozzi, ucciso con tre colpi di pistola nell’agosto del ’78 per aver denunciato un’estorsione, ndr), tramite il quale la Banda avevano inviato un segnale a tutti: qui comandiamo noi e nessuno deve osare ostacolarci, tanto più fare l’infame”. Continua a leggere “Mafia Capitale/ “Pericoloso introdurre suggestioni nel processo” Intervista al procuratore generale Otello Lupacchini”
“Dalle nostre investigazioni non sono emersi riscontri dell’associazione mafiosa”. Lo ripete più volte, in risposta alle domande incalzanti dei difensori di Massimo Carminati, Riccardo Brugia e Salvatore Buzzi, un ufficiale dei Ros, il maggiore Francesco De Lellis, ascoltato ieri nell’aula bunker di Rebibbia, dove per l’occasione ha deposto, per oltre due ore, in qualità di teste delle difese. Schermato da due grandi pannelli che ne oscuravano completamente l’immagine, De Lellis ha rievocato la sua esperienza investigativa al Ros, in particolare come comandante del secondo Reparto investigativo dei carabinieri, che nel procedimento Mafia Capitale si è’ occupato di criminalità economica e reati contro la pubblica amministrazione. De Lellis, dal 2000 al gennaio 2016 nel Ros, non si è occupato solo dell’indagine “Catena”, come inizialmente fu ribattezzata l’inchiesta che diventerà poi (cambiando tutti i protagonisti) “Mondo di Mezzo”, ma anche di altri procedimenti precedenti o paralleli: Finmeccanica, Breda Menarini, Arc trade, gli appalti tra Enav e Selex e, soprattutto, l’indagine Digint srl (un troncone delle “frodi carosello” Telecom Sparkle/Fastweb), dove in un’intercettazione ambientale captata tra Gennaro Mokbel e la moglie Giorgia Ricci, gli inquirenti credono di individuare, nel soprannome “er pirata”, un riferimento in codice a Massimo Carminati. Continua a leggere “Roma/Mafia Capitale: il Ros De Lellis: “Non riscontrai l’associazione mafiosa”. Carminati: “Ho usato i soldi del Caveau ma mai coinvolto nel traffico di cocaina””
– Avvocato Intrieri, lei difende uno degli imputati del processo Mafia Capitale, Carlo Maria Guarany, vice presidente della coop “29 Giugno” accusato di 416 bis e corruzione aggravata. Cosa pensa della recente richiesta della Procura di Roma che dispone 116 archiviazioni per altrettanti imputati e indagati, più e meno eccellenti, di “Mafia Capitale”?
“Penso che si tratti di una leale quanto implicita ammissione, da parte della Procura, della debolezza dell’impalcatura di questo processo, anche se non lo si vuole ammettere. Tra alcune di queste posizioni archiviate ci sono 21 richieste di archiviazione per 416 bis, che riguardano situazioni strettamente collegate a quelle degli imputati per cui oggi si sta celebrando il processo nell’aula bunker di Rebibbia. Prendiamo ad esempio la posizione dell’ex sindaco Alemanno: se il suo braccio destro Franco Panzironi è quello che, secondo l’accusa, raccoglieva i soldi per lui ed è ancora oggi imputato per 416 bis, come fa l’archiviazione relativa ad Alemanno per questo reato a non riverberarsi sulla posizione di Panzironi? Inoltre, come si giustifica una richiesta di archiviazione per 416 bis basata, per quasi tutti, sull’ignoranza dell’elemento soggettivo?”. Continua a leggere “Roma/ “Mafia capitale? Un brand giudiziario che divide il mondo in “sommersi” e “salvati””
“Col Carminati e col Brugia, io non ho proprio niente a che fare”. Inizia così la confessione spontanea di Roberto Lacopo, il proprietario della pompa di benzina di Corso Francia, arrestato il 2 dicembre 2014 e da allora in carcere duro al 41 bis, poiché ritenuto dalla Procura di Roma complice del sodalizio criminale noto come “Mafia Capitale”. Ma secondo la versione fornita da Lacopo al pubblico ministero Luca Tescaroli durante un interrogatorio richiesto in carcere circa un anno fa, le cose sarebbero andate in maniera diversa. Tanto da far sorgere il dubbio, qualora siano verificate le circostanze narrate, che il “gioco dei ruoli” (e i rapporti di forza) all’interno dell’area di servizio ormai più nota a Roma potrebbe essere da riconsiderare. Secondo l’imputato, la cui lista testi è stata esaurita dalla difesa la scorsa settimana, la presenza presso la pompa di benzina dell’ingombrante figura di Riccardo Brugia si dovrebbe, inizialmente, al suo rapporto sentimentale con la segreteria di Lacopo, Annalisa Ugazio. Nel giro di poco tempo, ospite fisso del distributore sarebbe diventato anche il “Nero”, alias Massimo Carminati, di cui Brugia è da sempre il fidato braccio destro. Continua a leggere “Roma/Mafia Capitale: la confessione di Lacopo al pm: “Brugia mi prestò 240mila euro. Colpa di una Porsche sparita…””
Capitano… Il mio profilo basso fino ad adesso mi ha garantito di stare in vita a Roma… Adesso, dopo questa cosa, non so’ più garantito con nulla (…) io martedì mattina torno (a casa, ndr), porto i cani a spasso, m’addormento come se fossi un poveraccio, poi m’attacco a n’filo… (…) durerò due settimane, se vole je dico er tempo”. Continua a leggere “Mafia Capitale/“Se parlo in aula, sarò morto in due settimane””
Questo articolo di Lirio Abbate per l’Espresso è datato 15 Maggio 2015. Trecentosessantacinque giorni e più e il clima giudiziario sembra essere cambiato radicalmente. Vista la sentenza che non ha ritenuto di confermare l’associazione mafiosa per personaggi come i fratelli Triassi, Carmine Fasciani e il suo clan, ci sembrava doveroso riprenderlo per un motivo: le sentenze si possono discutere o non discutere ma rimangono i fatti. Quello che emerso negli ultimi anni è che Roma non è solo un crocevia, un salotto delle grandi organizzazioni criminali, Roma è terra di mafia
di Ambrosini Alessandro Continua a leggere “Roma, da salotto buono del crimine a terra di mafia. Un anno per lavare i peccati della Capitale”
Malori, revoche dei difensori e una sfilza di “non ricordo”. Va in scena di prima mattina, come un copione già visto, la deposizione dei due “super pentiti” di Mafia capitale: Roberto Grilli e Sebastiano Cassia. Anche se il paravento in legno è stato montato nell’aula bunker di Rebibbia con largo anticipo, quasi a rassicurare che tutto è stato predisposto per far svolgere l’audizione (già saltata lo scorso aprile, ndr) nella massima sicurezza, i colpi di scena oggi non sono mancati. Continua a leggere “Mafia Capitale/ Cassia e Grilli in Aula, ecco chi ha paura di Carminati”
Sembra un grande show che va in replica da troppi anni. No, non si sta parlando delle solite trasmissioni o telefilm che vanno in onda durante il periodo estivo. Si parla molto più tristemente di Roma e della mafia. Una città da una parte e un cancro sociale dall’altro. Cosa accomuna l’una all’altra? Nulla, secondo la corte di Appello di Roma. E nulla la accomunerà mai finché le regole del gioco non verranno cambiate e aggiornate al nuovo modo di “fare mafia”.
E’ inquietante il segnale che ieri è venuto dall’Aula “Occorsio” di Piazzale Clodio. Un segnale che dovrebbe preoccupare non poco il Procuratore generale Pignatone e i magistrati che lo affiancano nell’inchiesta “Mondo di mezzo” alias “Mafia Capitale”. Continua a leggere “Editoriale/A Roma non si parla il “mafioso””