di Beatrice Nencha
– Partiamo da un processo che non la coinvolge direttamente ma che continua a far discutere: Mafia Capitale. Le ultime testimonianze di alcuni militari del Ros, chiamati dalle difese di Buzzi e Carminati, hanno escluso pratiche mafiose nel settore della pubblica amministrazione. Che idea si è fatto dai giornali e per la sua lunga esperienza di processi alla criminalità organizzata?
“Chi ha fatto l’imputazione, a mio avviso non è stato lungimirante. Però io parlo sulla base dell’esperienza, che è la somma delle fregature prese. Ed io restai fregato con la Banda della Magliana, dove secondo me i criteri del 416 bis s’erano tutti realizzati: il sangue per le strade, la violenza, l’estromissione dal territorio di altre organizzazioni, insomma c’erano tutti i parametri. Il primo morto ammazzato aveva denunciato un’estorsione. C’erano stati i morti per sgomberare il territorio: da una parte Franchino er criminale, cioè Franco Nicolini, dall’altra i Pellegrinetti che vennero cacciati dopo uno scontro al Pincio. C’era il clan rivale dei Proietti, che determinarono una sorta di faida finché non furono eliminati. E il recupero di tutti i riciclatori, sul presupposto che non valeva la pena ammazzarli perché, se erano stati utili agli altri, potevano essere utili anche a loro. Ci fu la lotta interna e questo momento primigenio, l’omicidio Carrozzi (Sergio Carrozzi, ucciso con tre colpi di pistola nell’agosto del ’78 per aver denunciato un’estorsione, ndr), tramite il quale la Banda avevano inviato un segnale a tutti: qui comandiamo noi e nessuno deve osare ostacolarci, tanto più fare l’infame”. Continua a leggere “Mafia Capitale/ “Pericoloso introdurre suggestioni nel processo” Intervista al procuratore generale Otello Lupacchini”